mercoledì 14 dicembre 2011

Otto


"[...] I nostri cari...Non li perdiamo mai, assolutamente mai," affermo. "Ci accompagnano sempre, non spariscono dalle nostre vite. Semplicemente, ci troviamo a esistere in luoghi differenti. Io non posso vedere che cosa accade nel vagone davanti, eppure negli scompartimenti ci sono persone che viaggiano proprio come me, come voi, come tutti. Il fatto di non poter comunicare con loro, di non vedere i loro gesti o udire le loro parole, è assolutamente irrilevante: sono là. Rifacendosi a un simile esempio, si può affermare che la 'vita' è un treno con molti vagoni. Talvolta ci troviamo in uno, talaltra in un altro. Talaltra ancora passiamo dall'uno all'altro: accade quando sogniamo o ci lasciamo trasportare da qualcosa di inspiegabile. [...] L'amore prevale sempre su quella che chiamiamo 'morte'. Ecco perché non dobbiamo piangere per i nostri cari: continuano a essere accanto a noi e a rinnovare il legame d'affetto."
(Paulo Coelho, Aleph. RCS Libri, Milano, 2011: pp. 127-128)

Sarà.
Eppure, dopo otto anni, resta talvolta insopportabile non potersi spostare fisicamente di vagone per un abbraccio o una parola, o anche solo per una carezza. Lo so, lo so che è la tua mano quella di mio figlio, le tue braccia sono quelle di mio marito, i tuoi sorrisi e il tuo sguardo quelli delle Amiche Speciali.
Eppure, mi manchi. Sempre mi mancherai.
E mai guarirò.

venerdì 9 dicembre 2011

Elogio del falso: orzamisù a costo zero

Ieri era festa, e in casa mia non c'è festa che si rispetti senza un dolce home made.
Ebbene, che fai quando non hai nemmeno un uovo e un po' di burro? Inventi! Il primo passo verso un'invenzione dolce per me è "raccattare": andare in dispensa e pensare a come far stare insieme quello che può in una ricetta, accontentandosi di quello che c'è e senza troppe aspettative sul risultato. Se mi rendo conto che la materia prima per la creatura
c'è, vengo presa da un pizzicorino di follia creativa e attacco. Ieri, appunto, in dispensa ho trovato:
1 pacco cominciato di biscotti tipo petit (falsi oro saiwa)
1 pacco cominciato di biscotti a nome sorrisini (falsi pavesini)
2 buste di preparato per crema pasticcera vicine alla scadenza (acquisto del marito tempo fa per emergenza, io giammai le avrei acquistate)
1 tavoletta di cioccolata al latte con nocciole tritate (in scadenza anche lei)
1 rimasuglio di orzo macinato per caffé, residuo dell'attesa di D
1 brik di latte UHT
l'ultima teglietta di alluminio di una confezione aperta chissà quando.
Ho fatto una macchinetta da 6 di falso caffè (d'orzo), l'ho dolcificata con tre cucchiaini colmi di zucchero, ho trasferito il caffé in una ciotolina per farlo raffreddare un po'. Ho fatto la falsa crema unendo la polvere delle bustine col latte a temperatura ambiente mescolando molto energicamente con la frusta; ho sbriciolato grossolanamente la cioccolata nel mortaio.
Ho ricoperto il fondo della teglietta con qualche cucchiaiata di falsa crema. Primo strato: falsi pavesini tuffati prima, uno ad uno, nel falso caffè, altre cucchiaiate di falsa crema, un po' di vera cioccolata sbriciolata. Secondo strato: falsi orosaiwa tuffati anche loro nel falso caffè, altra falsa crema, altra vera cioccolata sbriciolata. Terzo strato: falsi pavesini bagnati, falsa crema, vera cioccolata. Quarto strato: falsi orosaiwa bagnati, falsa crema, vera cioccolata. Ultimo strato: falsi pavesini bagnati, falsa crema, vera cioccolata, altra falsa crema. In frigo per un paio d'ore. Prima di servire ho spolverizzato con cacao amaro.
Tutto falso, ma a costo zero, veloce e senza cottura (vabbè tranne il falso caffé).
Però: una vera delizia. Giuro.

sabato 3 dicembre 2011

Christmas is coming

La casa calda, avvolta dal profumo di un the agli agrumi. L'albero di Natale da montare, con rami sparsi per tutto il soggiorno. I bambini tranquilli, uno con gli occhioni chiari sgranati, come sempre, l'altro col naso in su che mette mani dappertutto: come sempre. Il Duca che si destreggia fra il grande, il piccolo, e tutto il resto...come sempre. Il cielo che si fa scuro, fuori dalla finestra, e le luci a intermittenza che si accendono, sul balcone di fronte. Le mie mani che mescolano col cucchiaio di legno la besciamella, e poi sporche di impasto per le polpette da friggere più tardi, e poi ancora che pasticciano la pasta frolla aromatizzata con scorza di agrumi e cannella con cui faremo biscottini natalizi da decorare con la glassa. Loro, assieme a noi: lui, seduto sul divano, col suo cuore infinitamente buono, il suo sguardo curioso, la sua aria da eterno scettico, che gioca come un bambino col Piccolo Duca; lei, con i suoi occhi bambini, il suo sorriso perfetto, e il nostro orologio appeso al collo, che tiene in braccio il Tigrotto e a tratti pasticcia assieme a me. E forse loro: lei, seduta al tavolo che mi racconta mille cose, mille vite, e mi fa sentire straordinariamente intelligente e coccolata; lui, che si impossessa del telecomando e fa finta di isolarsi mentre il suo cervello supersonico segue i discorsi di tutti.
Ecco, è così che me lo immagino, questo pomeriggio di inizio dicembre, carico di amore.

martedì 29 novembre 2011

Un gancio in mezzo al cielo


Questa mattina mi sono svegliata in stile Baglioni. Tutta colpa di Tutti pazzi per amore 3. Cantando ho passato l'aspirapolvere come Paolo con "Alghero", cantando ho vestito il Piccolo Duca, e poi non ho saputo resistere alla tentazione di aggredire youtube per ballare abbracciata a lui e urlare a squarciagola le vecchie canzoni. Uno dopo l'altro sono affiorati tutti i ricordi, e ho capito perché un minuto e mezzo di "Avrai" cantata malissimo da Piero Scamarcio ha aperto un varco nel mio cuore e mi ha guidato verso un tuffo in questa musica. Avevo bisogno di ricordare ogni singolo momento in cui ho sentite mie le parole del buon vecchio Claudio...e di ritrovare le parole di una canzone in particolare che parla al posto mio, perché io ed i miei occhi scuri siamo diventati grandi insieme, con l'anima smaniosa a chiedere di un posto che non c'è, tra mille mattini freschi di biciclette e mille e più tramonti dietro i fili del tram, ed una fame di sorrisi e braccia intorno a me...io e i miei cassetti di ricordi e di indirizzi che ho perduto, ho visto visi e voci di chi ho amato prima o poi andar via, e ho respirato un mare sconosciuto nelle ore larghe e vuote di un'estate di città accanto alla mia ombra lunga di malinconia...io e le mie tante sere chiuse come chiudere un ombrello, col viso sopra il petto a leggermi i dolori ed i miei guai, ho camminato quelle vie che curvano seguendo il vento e dentro un senso di inutilità, e fragile e violento mi son detto tu vedrai, vedrai, vedrai: strada facendo, vedrai che non sei più da solo; strada facendo, troverai un gancio in mezzo al cielo, e sentirai la strada far battere il tuo cuore, vedrai più amore, vedrai! Io, troppo piccolo tra tutta questa gente che c'è al mondo, io che ho sognato sopra un treno che non è partito mai, e ho corso in mezzo a prati bianchi di luna per strappare ancora un giorno alla mia ingenuità, e giovane e invecchiato mi son detto tu vedrai, vedrai, vedrai: strada facendo, vedrai che non sei più da solo; strada facendo, troverai anche tu un gancio in mezzo al cielo, e sentirai la strada far battere il tuo cuore, vedrai più amore, vedrai! E una canzone (neanche questa) potrà mai cambiar la vita: ma che cos'è che ci fa andare avanti e dire che non è finita? Cos'è che ci spezza il cuore tra canzoni e amore, che ci fa cantare e amare sempre più, perché domani sia migliore? Perché domani, tu, strada facendo, vedrai...

lunedì 28 novembre 2011

Lunedì

Quando ti svegli già stanco, ti senti aggredito da una batteria di cosine da fare e dal peso di una settimana che comincia già col carico di ciò che dovevi fare nella precedente, ma al tempo stesso odi una vocetta nella tua testa che suggerisce tutte le attività carine e prenatalizie che potresti fare, puoi starne certo: è lunedì. Più precisamente, un bel lunedì di fine novembre che al tragico pensiero di che cosa avresti dovuto completare la scorsa settimana e ti ritrovi tra i piedi in questa, unisce la consapevolezza che in realtà in questo mese avresti dovuto fare cose che sei costretta a fare in quello che sta per arrivare, che fra l'altro dura solo una ventina di giorni prima che il calore natalizio avvolga ogni cosa e mandi la tua voglia di lavorare definitivamente a ramengo.
Lista delle attività che la vocetta suggerisce:
a) sperimenta i biscottini natalizi con glassa bianca a decorazione!
b) shopping online per rinnovo guardaroba post seconda gravidanza!
c) che ti metterai la sera di Natale? e il giorno, di Natale?
d) che piatto sperimento per il pranzo di Natale? che dolce che dolce che dolce???
e) quando facciamo una bella passeggiata fino al mercato col tigrotto?
Lista delle cose da fare davvero, invece, oggi:
1) preparare frittata di pasta per pranzo col Piccolo Duca
2) lavatrice 60°
3) stirare bianchi lavati ieri
4) dare le medicine ai bambini
5) lavare biberon del Tigrotto e farlo mangiare
6) tre ore di studio matto e disperatissimo
7) mettere a posto robbbbbe già stirate
8) preparare cena sostanziosa per il Duca che sta tutto il giorno fuori
9) aggiornamento organizzazione regalo di laurea Rory
10) meal planning per la settimana + lista della spesa
11) dare un'occhiata a vestiti di seconda mano da smistare
12) adesso non mi viene in mente più niente ma qualcos'altro sicuramente c'è.
E già: è proprio un maledetto lunedì...

lunedì 21 novembre 2011

Ragazza fortunata

Quel giorno, chi l'avrebbe detto, è arrivato. Quel giorno è oggi, è domani. Questa sera, prima di andare a letto, impasterò, e domattina prestissimo friggerò.
La Duchessa, il Duca, il Re e il Tigrotto saranno avvolti dall'odore di fritto e zucchero che li identificherà come tarantini e che segnerà l'inizio dell'attesa del Natale. Per la prima volta in vita sua, il Re assaggerà le pettole...
Grazie, grazie, grazie. "[...] m'hanno regalato un sogno" (Jovanotti, Ragazzo fortunato).

P.S. Se tutto va bene in serata si replica con pettolata anche salata.

(Foto presa in prestito da qui.)

venerdì 18 novembre 2011

Linzertorte

Ingredienti:
Farina    250 g   
Zucchero   125 g
Uova  2 intere
Burro    125 g
Nocciole    80 g (peso senza guscio!)
Cacao amaro  ½ cucchiaio da minestra
Cannella    1 spolverata
Limone    1 (scorza grattugiata)
Sale    1 presa
Bicarbonato* la punta di un cucchiaio
Vanillina*    1 bustina

Confettura di lamponi   1 vasetto (125 g)

*invece del lievito vanigliato, che non avevo in casa: ce ne vorrebbe mezza bustina

Preparazione:
La Linzertorte è sostanzialmente una crostata, quindi si parte da una pasta frolla.
Ho unito la farina, lo zucchero, le nocciole tritate, il cacao, la cannella, la scorza di limone, il sale, il bicarbonato e la vanillina; ho disposto a fontana sul piano di lavoro la polvere ottenuta, e nel buco al centro ho messo il burro freddo tagliato a quadratini, ho creato delle grosse briciole con le mani. Per ultime ho aggiunto le uova e ho lavorato l’impasto finché è diventato omogeneo, liscio e compatto; le mie uova erano grandi perciò ho dovuto aggiungere un altro po’ di farina per rendere la pasta meno appiccicosa.
Ho lasciato raffreddare e compattare in frigo per tre ore, poi ho composto la Linzertorte come una normale crostata con la confettura e l’ho cotta nel forno, preriscaldato a 175° e ventilato, per una ventina di minuti.

Questa torta è tutta per te, amica mia, perché ho buona memoria e mantengo sempre le promesse quando è il mio cuore a farle. Mi hai chiesto una crostata intera, tutta per te, ed eccoti quella che per me è la Regina delle Crostate. Un piccolo regalo per una grande persona dal cuore immenso.

mercoledì 2 novembre 2011

Riti del ricordo

Questo è uno strano Due Novembre. Un cielo grigio, un vento aggressivo di scirocco e le foglie degli alberi d'autunno che svolazzano nell'aria sarebbero lo sfondo adatto per questa giornata, lo sfondo giusto per lasciarsi avvolgere dal tepore di casa e dai riti del ricordo.
Invece la giornata è luminosa, il clima fin troppo mite e le foglie se ne stanno ancora ostinatamente attaccate ai rami degli alberi domandandosi "ma che davvero quest'anno ci facciamo Natale qua sopra?".
In fondo però questa contraddizione riflette in pieno il mio mood di oggi: una gran voglia di tuffarmi negli odori che mi riportano accanto a Loro come se fossero ancora qui, accanto a una spinta dirompente a sperare che il miracolo della Vita sia più forte di tutto e che vinca ogni battaglia - soprattutto la sua battaglia di oggi, che si combatte in queste esatte ore - e a uno struggente abbandonarsi all'Amore fonte di ogni felicità che trovo guardando i miei bambini che ora dormono placidi dopo una notte raffreddata.
Tuttavia, con accanto Gli Zii, mi tufferò nei riti del ricordo e riporterò qui i miei Angeli. Ci saranno, quindi:
- il ferro da stiro acceso, il Breeze beige, e il pollo al vino, per Raffa (ci vorrebbe anche una sigaretta, ma non so se ce la faccio);
- il pane al forno, per la Nonna Lina;
- mandarini e caldarroste, per il Nonno Aldo;
- il Corriere della Sera, per il Nonno Vito;
- le polpette di pane, per Zia Lori.
Vi amo, sempre.

lunedì 31 ottobre 2011

Menu du jour

Ecco, oggi a casa nostra è festa.
No, non festeggiamo Halloween. Al massimo io potrei festeggiare Hallows' Eve ma questa è una storia di longobardi di celti e romani dell'antica pianura (cit. ) e soprassiederò.
Sono passati (già? solo?) tre anni da quel ventoso venerdì 31 ottobre in cui il Duca e io ci incontrammo insieme a un centinaio e mezzo di persone sotto un grande e colorato mosaico, e davanti a tutti loro e a un prete non fatto a prete dicemmo sì a "quel sogno grande" che aspettava "il mio sì".
Oggi c'è il sole ed è un giorno di mite autunno, il Duca per ora è al lavoro, Yuri sonnecchia nella sua postazione da giorno, il diavoletto e l'angioletto pisolano ciascuno nella propria culla. Tutto questo sarebbe già una gran buona ragione per festeggiare, ma questo pomeriggio il Duca sarà a casa con noi e allora sì che sarà davvero festa.
Per questa sera vorrei:
- una tavola apparecchiata con cura, candele accese, una bottiglia di buon vino rosso da bere nei calici regalo dell'AmicaDelCuore;
- un menu* curato ma semplice, da gustare con calma e da soli grazie a:
- entrambi i pargoli addormentati presto;
- noi due puliti e infagottati in un pigiama profumato, stravaccati uno sull'altro sul divano, a guardare un film in santa pace.

Cin Cin!

* Per esempio:
antipasto: crostini con mousse di mortadella
primo: vellutata di zucca con speck croccante
secondo: scaloppine ai funghi
dolce: crostata di pere e cioccolato

giovedì 27 ottobre 2011

Due lupi



Un anziano Apache stava insegnando la vita ai suoi nipotini. Egli disse loro:
“Dentro di me infuria una lotta, è una lotta terribile fra due lupi.
Un lupo rappresenta la paura, la rabbia, l’invidia, il dolore, il rimorso, l’avidità, la gelosia, l’arroganza, l’autocommiserazione, il senso di colpa, il rancore, il senso d’inferiorità, il mentire, la vanagloria, la rivalità, il senso di superiorità... e l’egoismo.
L’altro lupo rappresenta la gioia, la pace, l’amore, la speranza, il condividere, il rispetto,la serenità, l’umiltà, la gentilezza, l’amicizia, la compassione, la generosità, la sincerità e la fiducia.
La stessa lotta si sta svolgendo dentro di voi e anche dentro ogni altra persona.”
I nipoti rifletterono su queste parole per un po’ e poi uno di essi chiese:
“Quale dei due vincerà?”
L’anziano rispose semplicemente:
“QUELLO CHE NUTRI”!

martedì 25 ottobre 2011

Patchwork (o La Creatura)


Quella che doveva essere la bella, perfetta, eccellente tela di Penelope si sta velocemente trasformando in una Creatura (mostruosa) fatta di pezze varie cucite fra loro alla bell'e meglio. Un capolavoro di attacca e stacca, uno stupefacente patchwork di tutto ciò che ho studiato-letto-elucubrato in questi lunghissimi quattro anni. In breve: un Frankenstein.
Speriamo almeno che venga fuori simpatico come quello di Mel Brooks. Anche perché l'alternativa era il non dare mai più vita al mostro.

mercoledì 5 ottobre 2011

Ali d'aquila



25Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? 28E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. (Mt 6, 25-32)


Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido».

Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne,
sotto le sue ali troverai rifugio;
la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.

Non temerai il terrore della notte
né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.

Non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie.

(Salmo 90)

martedì 4 ottobre 2011

Sentiti ringraziamenti...


Elenco delle informazioni non richieste, delle domande e delle teorie, relative al parto in generale e al secondo parto in particolare. Fonti: l'uomo della strada, l'amico fraterno, il parente solerte.

1. Il secondo parto è più veloce.
2. Il secondo parto può essere molto più problematico del primo.
3. Ogni parto è diverso.
4. Ma dai, l'hai già fatto, ormai sai come si fa (N.d.A. Informazione solitamente elargita da chi non ha mai partorito)
5. Sull'albero ci sono tante pere, loro sanno quando maturare. (SIC!)
6. Ma non ti sei stancata di avere la pancia?
7. Ma non hai finito i mesi?
8. Ma non hai voglia di vederlo?
9. Dopo provate la femmina?
10. Vedrai che andrà tutto bene.
11. Io del secondo ho sofferto molto di più.
12. E come farete dopo che sarà nato con l'altro?
13. E tuo figlio con chi starà?
14. Dovrete chiudere il bambino più grande nel box.
15. Dovrete confinare il bambino più grande nella vasca da bagno.
16. Il più grande sarà geloso.
17. Perché non mandi il più grande al nido così sei più libera?
18. E la tesi?
19. Dai, tanto quando è il momento te ne accorgi.
20. Non si partorisce senza dolore.
21. Una mia amica ha partorito il secondo mentre si stava addormentando, le ostetriche la dovevano tenere sveglia a suon di schiaffi.
22. Io queste gravide che partoriscono senza accorgersene ancora le devo incontrare (la ginecologa...)
23. Io del secondo ho avuto lo scoppio della vagina.
24. Una mia amica ha partorito il secondo per le scale.
25. Una mia amica ha partorito il secondo in macchina.
26. Mia cognata ha partorito il secondo nel corridoio prima di arrivare in sala travaglio.
27. Se non la smetti di dire che non sei pronta il bambino non nasce.
28. Devi camminare, la pancia è ancora alta.
29. Però la pancia è scesa!
30. Fatti fare l'analgesia, è una passeggiata!
31. Con l'analgesia il parto è molto più lungo.
32. Vedrai che non farai nemmeno in tempo a richiedere l'analgesia.
33. Ma sono due?

(To be continued: sicuramente, se non nasce nemmeno oggi...)

lunedì 26 settembre 2011

Fenomenologia dell'autoinganno


Ho appena capito perché sono sempre stata una studentessa dal programma incompleto.
Sì, perché io a scuola, all'università, alla scuola di specializzazione come ai vari corsi, e come nella attuale Tela di Penelope, non sono mai arrivata a un esame, a una riunione, a un colloquio, con il programma completo, studiato o almeno letto per intero.
Oggi, camminando verso casa dopo un restauro accuratissimo dall'estetista, sono stata colta da panico e quindi dalla seguente illuminazione: "AZZ. Adesso che sono tutta precisa...ci siamo. Dopo il parrucchiere di domani posso partorire. Anzi: non ho più scuse per fuggire l'idea. Ormai ci siamo, devo partorire. Entro una settimana, comunque partorirò".
Ecco, si vede che quando una cosa mi terrorizza, mi atterrisce, l'idea di non essere ancora completamente preparata mi illude che tutto si possa rimandare, ovviamente all'infinito, e in definitiva non mi ci debba sottoporre, non debba mai accadere, non si verificherà mai. Salvo poi buttarmi a pesce all'ultimo momento al grido di "bè, giacché siamo in ballo, balliamo".
L'ovvia conclusione a questo punto è: dato che estetista e parrucchiere stavolta li ho contattati in tempo e mi stanno mettendo a nuovo cosicché io possa sfoggiare i miei pigiami economici senza sentirmi troppo fuori luogo tra puerpere con la pelliccetta sulle pantofole, l'autoinganno stavolta starà nel non finire di preparare la valigia per l'ospedale, che chiuderò solo in preda alle contrazioni. Eccomi servita la consueta dose di autoinganno, e vissero tutti felici e contenti...

domenica 25 settembre 2011

Le prove


SE nascerai con la faccia da tigrotto avremo le prove che è possibile visualizzare il volto del proprio figlio che sta per nascere, ad un livello di coscienza sospeso oltre la razionalità. E sì, perché stamattina ho sognato che vedevo un faccino di tigrotto glabro, tutto rosa chiaro, che sembrava tanto la faccetta di un bimbo appena nato...però in effetti trattavasi di un vero tigrotto tutto spelato che i cinesi vendevano al mercato, sul banco macelleria (bbbrrrrrr) : SE NON avrai la faccia da tigrotto il mio sogno e la sua visualizzazione saranno le prove che è meglio non mangiare pesante la sera prima di andare a dormire...

sabato 24 settembre 2011

La sindrome del Mulino Bianco


Già, lo ammetto, sono malata.
Tutta colpa di questi qui.
Di questi qui che hanno bombardato la mia infanzia di figlia unica con immagini di famiglie riunite intorno ad una tavola ben apparecchiata e imbandita con cibo genuino cotto al forno e che apparivano felici per il solo fatto di essere più di tre e tutti assieme.
Tutta colpa loro se adesso il forno di casa mia procede a pieno ritmo a sfornare crostate e pizze e teglie varie, se mi sono ritrovata due pance gigantesche in due anni, se mi sono creata il mito dell'unica famiglia numerosa che conoscevo come della più perfetta, da cui prendere esempio, da riprodurre assolutamente, pur rendendomi conto con l'età della ragione, dei denti del giudizio e della consapevolezza che in effetti fa acqua da tutte le parti.
Tutto merito loro se a pochi giorni dal secondo parto mi sto rendendo conto che la mia famiglia sta per allargarsi per davvero avvicinandosi a quel modello che ho vagheggiato, che sul serio intorno alla mia tavola ci saranno quattro persone, che veramente il mio piccolo Duca non sarà costretto a crescere raccattando amicizie improbabili pur di non restare solo...come più di qualche volta mi è capitato PRIMA dell'età della ragione, dei denti del giudizio e della consapevolezza. Se a pochi giorni dal secondo parto mi sto aggrappando a queste immagini per scacciare quelle del partorire in sé, delle innumerevoli notti in bianco che seguiranno, delle difficoltà di gestione di due bambini piccoli di cui uno avrà necessità del silenzio più placido e l'altro vive da zingaro e vastaso, delle salite e discese dal quinto piano con due passeggini, della stanchezza inguaribile, della mia tela di Penelope debitamente incompleta e interminabile (ancora...), se in qualche modo questi foschi pensieri dettati dalla spossatezza e dall'impazienza e dall'impreparazione e dal naturale timore dell'ignoto si stanno tenendo a debita distanza, è tutto merito loro.

giovedì 22 settembre 2011

Non in grado

Che oggi è così che mi sento: un bradipo stanco che ha bisogno di aggrapparsi a una Mano forte per superare il momento.
Stanca fisicamente, con un gran mal di schiena - di quelli che ti fanno sentire come se tra le vertebre ci volesse dell'olio lubrificante -, appesantita e non in grado.
Non in grado di riempire la lavastoviglie e mettere a posto la cucina, non in grado di gestire il piccolo Duca che non vuole abbandonarsi al riposo mattutino per via del mal di denti e della sveglia troppo presto per fame, non in grado di telefonare al DG della scuola che mi ha convocata, non in grado di preparare da mangiare, ancora meno in grado di svuotare l'armadio per togliere tutti i vestiti che non potrò indossare e metterci dentro solo quelli utili ai prossimi due mesi, non in grado di muovermi agilmente per casa.
Non in grado di pensare a lei come ad un guscio pieno di caos, di inquadrare l'immagine mentale di lei con la bocca storta, incapace di comprendere dove si trovi e che cosa le stia succedendo e chi siano tutti quelli che si ritrova intorno. Non in grado di far smettere di rimbombare nelle orecchie e nell'anima le sue parole di meno di una settimana fa, al telefono, quando mi ha detto che era stanca, che aveva fatto il suo tempo e preso accordi con quel Cielo con cui interloquiva tutte le sere prima di addormentarsi e tutte le mattine appena sveglia, che era pronta in qualsiasi momento a raggiungere sua figlia, suo marito, le sue sorelle, la nuora del suo cuore, il suo compagno, dall'altra parte. Non in grado di trattenere un sorriso pensando alle notizie che invece arrivano dall'ospedale, di lei che cerca di uscire dal letto e di fuggire, della sua inguaribile voglia di non arrendersi, di combattere, di vivere, nonostante tutto.
Sei veramente incorreggibile, Nonna mia, un'inguaribile eccezionale incrollabile indistruttibile rompipalle. Non mi stupirebbe se superassi anche questa tegola caduta sulla tua testa.

mercoledì 31 agosto 2011

Appunti, e (buoni) propositi

Voglio tornare a casa.
Non è che abbia tutta questa voglia di lasciare il mare, ma ho una voglia ancora più grande di rinchiudermi nel mio nido. Quello interiore non mi basta più, ho superato il limite; ora mi serve il nido tangibile, evidente di casa mia. Mi mancano:

- il mio telefono fisso (e le telefonate con te che sei tornata a casa ieri e con la mia AmicaQuasiSposa)
- il mio frigo, ordinato e funzionante
- la mia lavastoviglie, che lava i piatti al posto mio e non mi fa sentire una panzona senza rimedio
- la mia lavatrice, 7 kili di morbidezza
- la mia veranda, che cambia sempre volto, e nonostante la moria di piante che ci troverò
- il mio leeeeeeeetto, comodo, con le mie lenzuola, la mia tv anche se sempre spenta, tutte le cose mie del Duca del Piccolo Duca sparse in giro e chissene
- il mio tavolo, grande grande, e mangiare con il Duca soli soli parlando di tutto, e le serate con gli amici profondi che non si lasciano fermare dal quinto piano e dal disordine e dalle mie paturnie.

Mi mancheranno, però:

- i pini alla mia destra, immensi, a vegliare sulla casa delle mie radici
- il mare, a portata di mano e di gambe e di testa
- il Cohiba, mondo ordinato, uguale ogni giorno, coi sorrisi del personale e di Anna e le altre mamme con gli altri bimbi, che è stato la mia dimensione e il mio rifugio e il mondo fatato del Piccolo Duca
- la Zia con la Z maiuscola, sempre maiuscola
- il Cavalluccio Marino e i suoi genitori
- le colazioni all together peace&love (quelle di quest'anno credo siano state le ultime)

Non  mi mancheranno, invece:

- gli spazi ristretti e minati
- il Gran Maestro
- la sensazione di essere di troppo, nel posto sbagliato, di usurpare diritti di altri
- il silenzio di quando dici "Buongiorno" e non ricevi risposta (almeno ieri c'erano i monosillabi girata dall'altra parte)
- la confusione di una stanza troppo piccola e della mia testa fragile che non ne viene a capo
- la sensazione di dover chiedere il permesso, di dover ricevere un voto e di riceverlo sempre sotto la sufficienza
- il caldo tremendo che non lascia scampo.

Detto ciò, non vedo l'ora di essere a casa mia, per:

- preparare ogni cosa per l'arrivo dell'utrapiccolo
- mettere a posto ogni singolo angolo di ciò che è mio e che amo e di cui posso disporre come meglio credo
- tenere spenta la TV e portare fuori il piccolo Duca
- tagliare di nuovo i capelli, e poter fare una doccia ogni sera e ogni mattina senza farmi scoraggiare dal trascorrere del tempo
- preparare la valigia per l'ospedale, senza ansia e con le cose che mi fanno sentire a posto.

"Tutto il resto, è nebbia..." 

sabato 13 agosto 2011

Crostata di pesche

Ingredienti:

200 g di farina 00
100 g di zucchero
1 uovo
100 g di burro
scorza di limone grattugiata
1 pizzico di sale
1/2 bustina di lievito per dolci
2 pesche noci (grandi)
100 g scarsi di amaretti (piccoli)
un po' di zucchero di canna

Preparazione:

La pasta frolla
Unisco farina, zucchero, lievito, sale e scorza di limone, li dispongo a fontana in una terrina capiente o sul piano del tavolo. Nel mezzo metto il burro, freddo di frigo, tagliato a pezzettini, e comincio a intridere la farina per creare delle briciolone; per ultimo aggiungo l'uovo e lavoro velocemente il tutto finché l'impasto non è compatto e liscio. A questo punto raccolgo la frolla a palla, la avvolgo nella pellicola trasparente e la lascio riposare in frigo per almeno una mezz'ora.

La crostata
Per prima cosa lavo bene le pesche, poi imburro e infarino uno stampo da crostata (24 cm circa).
Riprendo la frolla dal frigo e la stendo sul piano di lavoro infarinato, con il matterello, in una sfoglia di circa mezzo centrimentro di altezza con la quale rivesto lo stampo e che ricopro con gli amaretti sbriciolati. Livello i bordi di frolla in eccesso con un coltello, e con la punta incido tutto il bordo così ottenuto.
Sbuccio le pesche, le taglio in quattro spicchi, e da questi ricavo fettine sottili che dispongo a raggiera sugli amaretti sbriciolati; cospargo tutto, infine, con poco zucchero di canna.
Cuocio in forno già caldo (170°) per una mezz'ora scarsa, o fino a quando i bordi di frolla visibili si sono "colorati".

Questo è il dolce che offriremo stasera agli amici ospiti al termine della prima vera grigliata dell'estate.
Al momento il Duca sta facendo rifornimento di carbone, legna, carne di porco e di pollo, birre Raffo e ogni altra vettovaglia possa sembrargli adatta a rifocillare i mangiatori professionisti che si riuniranno questa sera intorno al sacro fuoco acceso per celebrare il Gran Dio della Bombetta.
Il piccolo Duca G circola per casa ciucciomunito dopo un pisolino pomeridiano di tre ore che preannuncia una resistenza inaudita in serata, per la gioia degli zietti che arriveranno.
La Duchessa è invece circondata dai coabitanti che come formichine si aggirano preparandosi agli impegni serali. Fra poco la casa sarà immersa nel silenzio, se si fa eccezione per la radio accesa su una stazione melensa che passa Laura Pausini e Alex Baroni (giusto per non sentire nostalgia di casa e dei dirimpettai karaokisti del terrore), e si potrà procedere alla preparazione della frolla per il dolce di cui sopra, in compagnia di un piccolo Duca G scorrazzante e carico come una molla.

mercoledì 3 agosto 2011

Hair


Oggi mi sento stranamente leggera.
Eppure la giornata che ci aspetta, e che è incominciata alle 6:45, sarà lunga, lunghissima; il Piccolo Ing è in giro per mille incombenze, G fa ancora la nanna, il piano d'azione di oggi di Nonno G non è ancora pervenuto, non so se portare G e la panza al mare, e questo pomeriggio andremo a un matrimonio (che potrebbe rivelarsi uno sposalizzzio) a 120 km da qui: olè.
Ma tutta la famiglia ha già pronto ciò che indosserà per il ricevimento (vabbè: io devo ancora affrontare la prova Solange con quei due o tre capi dentro i quali riesco a entrare), la tabella di marcia è stata organizzata in modo da non diventare matti col caldo, riusciremo a pranzare seduti a tavola senza fretta, un bel vento carezzevole di tramontana muove le fronde dei pini rinfrescando il corpo e rinfrancando lo spirito, e infine - ma nemmeno tanto in fine - abbiamo tutti e tre capelli cortissimi e unghie cortissime, la qual cosa nella mente malata della Duchessa si traduce in una sensazione di ordine inattaccabile e profonda libertà dai condizionamenti.
Credo che per un po' il mio look virerà come oggi verso la donna dinamica, pratica, pronta in cinque minuti: in cinque minuti pronta a passare un velo di trucco e una passata di smalto, a infilare una scarpa femminile, a scegliere l'accessorio giusto per arredare una figura essenziale.
Diciamo pure che oggi è una giornata Becky Bloomwood, anzi più Samantha Sweeting seconda versione.
Però, bisogna ammetterlo: a volte a una donna basta poco per sentirsi libera...

martedì 2 agosto 2011

Reset


Ecco, a questo dovrebbe servire "andare in vacanza": staccare da tutto, mollare il colpo e rifugiarsi altrove, in una realtà diversa da quella quotidiana, prendendo abitudini diverse dalle solite, mangiando in modo diverso, dormendo in modo diverso, vivendo in modo diverso. Tutto ciò dovrebbe "risciacquare" l'anima dalle tossine che essa stessa produce, rinfrancare lo spirito, come un lungo sonno ristoratore pieno di sogni che rielaborano gli eventi per i fatti loro per lasciare spazio libero per nuove informazioni.
Questa volta ci ho messo anche tre settimane senza pc e senza internet, il cambio del sistema operativo, il pc tornato "nudo", vuoto, così l'effetto della piccola rivoluzione è ancora più d'impatto.
Sul piatto anche un azzeramento della folta chioma, pochi vestiti nell'armadio, il cucinare il meno e il meno elaborato possibile.
Eppure ciò che sento non è estrema leggerezza ma un certo sradicamento, come se uno al mattino si guardasse allo specchio e trovasse una faccia sconosciuta.
Ma dopotutto, non era quello che volevo, tornare a zero per ricominciare da capo? Trovarmi di fronte all'essenziale per ritrovare il centro?
Chissà che non lo trovi definitivamente, nell'odore del mare, nel sorriso monello di G, nella routine semplice che cerco di seguire, nel silenzio delle mattine presto, nell'attesa del nuovo inevitabile ineluttabile radicale cambiamento che si compierà in autunno...

mercoledì 27 luglio 2011

Dieci cose da fare quest'estate

(immagine gentilmente presa in prestito da qui)

In altre parole i riti estivi, le cose che se non le faccio o non è estate o non sono a Taranto. Ce ne sarebbero molti altri, ma diciamo che l'estate 2011 mi vede un pochino impedita nel fare proprio tutto quello che farei d'estate a Taranto...
Dunque:
1) I panzerotti fritti
2) Le piadine petruzze
3) Poldo, quando c'è il karaoke
4) Cisternino, di sera
5) Al mare alla Pergola Rosa, almeno una volta
6) Ikea, un giorno intero, di lunedì, con Zia Ba e Zio I
7) Grigliate selvagge made in Gaussio
8) Una giornata "molto donna" con Nini
9) Fotografare la casa vecchia in Viale delle Fragole
10) Non dimenticare che non devo dimostrare niente a nessuno ('na parola...)

martedì 26 luglio 2011

NON


Non:
- bisogna credere alle coincidenze
- dovrei guardare solo la faccia del dado visibile al momento
- dovrei dimenticare quali sono le cose che danno un senso alla mia vita
- dovrei guardarmi mai con gli occhi di chi non sa davvero chi sono
- ascolterò consigli e valutazioni gratuite di coloro che vivono secondo principi totalmente opposti a quelli che mi spingono a vivere e scegliere come vivo e scelgo: non potrò mai capirli e loro non capiranno mai me fino in fondo (nemmeno vogliono farlo, credo)...quindi perché flagellarmi l'anima cercando di comprendere l'incomprensibile?

Queste sono le riflessioni che scaturiscono da un abbozzo di lista "100 cose per cui vale la pena vivere" suggerito da lei, da un pianterello ormonale (tanto per gradire), e da una mattina al mare popolata a sorpresa dai sorrisi di: Amo, Gabri&Flora&Bened, Anna&Silvia, Nini&i due scagnozzetti&colei che ce l'aveva con me, LA Zia con le due meravigliose settenni, lamammadimomy&valentina, la Nonna Maria.
Tutte quelle persone allegre, cordiali, sorridenti, contente di vedermi, tutte insieme, non sono certamente una coincidenza. C'è di certo il tuo zampino...o meglio lo zampino di quel sole che hai dentro e che spargi intorno e che spesso concentri su di me e che il mio cuore accoglie e irradia grazie a te. Ti ammmmmo. 

lunedì 25 luglio 2011

Cerco un centro


Premesso che:
a) la mia autostima già normalmente non è delle più solide;
b) l'autostima di una donna (molto) incinta procede di pari passo coi ritmi ormonali, quindi è poco affidabile, e noon può passare attraverso lo specchio;
c) il tallone d'Achille della mia autostima sono le persone che con tanto amore ti suggeriscono come vivere ogni aspetto della tua vita (quando tu non lo chiedi ovviamente), perché nel sottotesto io ci leggo sempre che come la vivi non va bene e che si potrebbe fare di meglio;
d) i picchi sottoterra della mia autostima di traducono immancabilmente in nervosismo voglia di fuga acidità e desiderio di parrucchiere;
e) devo vivere ancora diverse settimane immersa in un clima che ha sempre minato, mina e continuerà a minare la mia autostima goccia a goccia, giorno per giorno, ora per ora, consiglio non richiesto battuta fuori luogo ecc ecc;

CERCO

appunto, un centro, di gravità permanente: che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente, e -soprattutto- su me stessa.

martedì 28 giugno 2011

Spaghetti "alla rivoluzione"

Gli spaghetti "alla rivoluzione" hanno una storia.
Una storia fatta di treno, di chiacchiere, di pazzi a piede libero e di mammitudine. "Spaghetti alla rivoluzione" è quanto mi rispose una collega della SSIS, mentre tornavamo da Bari dopo una giornata trascorsa ad ascoltare aria fritta che usciva dalla bocca convintissima di un Prof di chissà quale disciplina "trasversale", su un treno regolarmente in ritardo, quando le dissi "stasera non so proprio che cosa mangiare, a casa tua che si mangia?". Lei trovava ad aspettarla alla stazione il marito e i suoi due bambini sotto i sei anni, solo a parlare di loro le si illuminava il volto e aveva ragione, dato che tutti e tre erano l'immagine della tenerezza e della serenità. E io sognavo a guardarla, sognavo un sogno che si sta avverando.
"Ma perchè alla rivoluzione?" "Ah, niente, perché la prima volta che l'ho fatta, quando i bambini hanno visto che rimescolavo energicamente gli spaghetti nella teglia hanno detto Mamma perché fai la rivoluzione agli spaghetti? e da allora chiedono sempre che gli faccia - appunto - gli spaghetti alla rivoluzione".
Insomma la ricettina di oggi è nel mio cuore, ma oltre a questo è appetitosa, semplice, autentica, rustica e di sicura riuscita; tutti coloro ai quali l'ho proposta me la chiedono sempre, dunque almeno nella mia cerchia di palati è un successone.

Ingredienti (per due persone):
Una ventina di pomodorini rossi
Basilico a piacer
Prezzemolo a piacer
Formaggio grattugiato a piacer
Sale q.b.
Olio evo
1 cipolla

Preparazione:
Per prima cosa accendo il forno a 200° e metto sul fuoco una pentola di acqua per la pasta.
Lavo bene i pomodorini, affetto sottile sottile la cipolla (ad anelli) e ne faccio un letto in una teglia di terracotta o di pirex con un fondo di olio extravergine di oliva. Sopra questo letto posiziono i pomodorini, tagliati a metà e con la calotta verso l'alto. Cospargo di basilico e prezzemolo tritati insieme finissimamente, formaggio grattugiato (di solito uso il pecorino romano e il parmigiano reggiano/grana), un po' di sale e un altro filo d'olio.
Quando l'acqua sta per bollire metto la teglia in forno (abbasso la temperatura se il forno ha la funzione "ventilato"), e calo gli spaghetti salando l'acqua.
N.B. I pomodori dovrebbero essere pronti, cotti e con un pochetto di crosticina, appena la pasta è da scolare, per cui uso spaghetti un po' grossi, che hanno bisogno di una decina di minuti di cottura.
Spengo il forno, tiro fuori la teglia, scolo la pasta e la verso sui pomodorini. Con due forchette rimescolo, rimescolo, rimescolo accuratamente perché il condimento si appiccichi per bene agli spaghetti, servo caldissimo con una spolverata ulteriore di parmigiano nel piatto se qualcuno la gradisce.

Noi caliamo almeno 80 g di pasta a persona per questa ricetta, normalmente richiede il bis ;-)

lunedì 27 giugno 2011

Radici

oscura e silenziosa se ne sta,
respiri un' aria limpida e leggera
e senti voci forse di altra età,
e senti voci forse di altra età...

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l'anima che hai,
se vuoi capire l'anima che hai...

Quanti tempi e quante vite sono scivolate via da te,
come il fiume che ti passa attorno,
tu che hai visto nascere e morire gli antenati miei,
lentamente, giorno dopo giorno
ed io, l'ultimo, ti chiedo se conosci in me
qualche segno, qualche traccia di ogni vita
o se solamente io ricerco in te
risposta ad ogni cosa non capita,
risposta ad ogni cosa non capita...


Ma è inutile cercare le parole,
la pietra antica non emette suono
o parla come il mondo e come il sole,
parole troppo grandi per un uomo,
parole troppo grandi per un uomo...


E te li senti dentro quei legami,
i riti antichi e i miti del passato
e te li senti dentro come mani,
ma non comprendi più il significato,
ma non comprendi più il significato...


Ma che senso esiste in ciò che è nato dentro ai muri tuoi,
tutto è morto e nessuno ha mai saputo
o solamente non ha senso chiedersi,
io più mi chiedo e meno ho conosciuto.
Ed io, l'ultimo, ti chiedo se così sarà
per un altro dopo che vorrà capire
e se l'altro dopo qui troverà
il solito silenzio senza fine,
il solito silenzio senza fine...


La casa è come un punto di memoria,
le tue radici danno la saggezza
e proprio questa è forse la risposta
e provi un grande senso di dolcezza,
e provi un grande senso di dolcezza...

(Francesco Guccini, Radici)

giovedì 23 giugno 2011

Le Mat

Questa mattina sto mettendo mani ai dati schiettamente sociolinguistici. Devo rivedere da testa a piedi il database semplice che ho fatto io, cancellare i dati che non servono e immettere quelli che non ho ancora inserito. Poi devo ripulire tutte le sigle e rendere le tabelle perfettissime perché lui, il Prof., a inizio settimana possa riversare tutto nel suo, di programma, quello bello, quello vero, quello che fa tutto tranne il caffè, quello da professionisti insomma. Mi rendo conto che più lavoro accanto a quell'uomo, più mi viene voglia di lavorare. Devo tenere conto di questo nei momenti di sconforto e pazzia. Non so che cosa sia: forse che è un folle e mi fa sentire giustificata nella mia follia? Forse che il suo cervello non si ferma mai, come il mio (anche se il suo lavora a velocità supersonica)? Forse che sembra fottersene della carriera e degli scatti di anzianità e interessarsi solo a quello che fa? Forse che la sua schifosa intelligenza mi stimola? Un po' di tutte queste cose? In fin dei conti parliamo di un inguaribile incostante che però quando si concentra su un lavoro è vergognosamente metodico...e questo mi rassicura, mi fa sentire giustificata nel mio squilibrio continuo, mi spinge a concentrarmi e a lasciare libero sfogo alla mia altrettanto vergognosa metodicità e pignoleria.
Dopotutto, è un Matto, col suo fardellino bello ordinato, il suo passo sempre in avanti, il suo mezzo sorriso e la sua indolenza verso il cane che cerca di ghermirlo. Proprio come me.

martedì 21 giugno 2011

Frittelle di patate

Questa ricetta è liberamente ispirata a un piatto che prepara benissimo un'amica. Mi sono fatta dire la ricetta un milione di volte ma non ho mai preso nota, per cui ho cercato di riprodurla my way; il risultato è stato molto gradevole anche se non proprio identico al sapore che ricordavo.
Riporto dosi e procedimento che ho usato ieri sera; è venuto un bel piatto di frittelle.

Ingredienti (per una trentina di frittelle)
5 patate medie
3 uova
sale & pepe  q.b.
foglioline di menta  a piacer
parmigiano grattugiato  a piacer
pangrattato   q.b.
olio di semi di girasole   q.b.

Preparazione:
Ho pelato le patate, le ho sciacquate e grattugiate grossolanamente in una terrina. Ho messo sul fuoco una bella padella con olio per friggere a scaldarsi.
Ho condito le patate grattugiate con sale, pepe, parmigiano, menta, e ho legato il tutto con le uova. Man mano che l'olio per friggere si scaldava, però, ho visto che le patate tiravano fuori acqua, così il composto diventava un po' troppo liquido, allora ho aggiunto gradatamente del pangrattato per renderlo via via più consistente.
Con l'aiuto di due cucchiai ho creato le frittelle (come si fa per le quenelles: si scriverà così?) lasciandole scivolare una ad una nell'olio bollente e facendo dorare per bene prima un lato poi l'altro.
Ho messo le frittelle ben scolate ad asciugare su carta da cucina e le ho servite quasi fredde perché le avevo preparate con un po' troppo anticipo sull'ora di cena, ed erano buonissime...ma lo erano anche appena tirate fuori dall'olio quando le ho assaggiate :-)

Noi abbiamo abbinato delle friselle d'orzo condite solo col seme di pomodoro fiaschetto, sale, olio e basilico, e questa è stata la nostra cena di ieri sera, ma sono perfette come antipasto o come piatto da picnic.
Una variante che proverò è con la sostituzione della menta con prezzemolo e del parmigiano con pecorino romano o rodez

mercoledì 15 giugno 2011

Un gioco di carte


Ieri sono stata all'Università, dopo un sacco di tempo.
Io con la mia seconda panza in due anni e papà al seguito a fare da autista-portaborse abbiamo incrociato nei corridoi parecchi studenti in attesa di fare esami. Che facce bambine, accidenti...incredibile pensare che in quei corridoi ci sono stata anche io, con la stessa faccia bambina, la stessa vita sospesa, le stesse ansie, un oceano di aspettative e di fiducia nel futuro e nel fatto che quella fatica mista a svaghi-premio fosse un intelligente investimento per un domani all'altezza dei sogni che ho come direbbe il Liga.
Oggi che ci sono immersa, in quel domani, posso guardarlo e dire quanto sia diverso da come lo immaginavo. Non meno bello, anzi. Al di sopra e al di là di tutte le mie aspettative, più alto emozionante luminoso di quanto abbia mai osato sognare allora. E, soprattutto, non merito di quella fatica mista a svaghi-premio. Le cose migliori della mia vita mi sono accadute, capitate, state offerte con immensa generosità dal cuore pulsante del mondo. Sì, forse il mio percorso accidentato sul terreno minato dal Fato ha reso la vista del mio cuore più acuta e la tenacia nell'aggrapparsi a quanto di bello arriva più caparbia, ok, ma io non ho fatto niente per meritarmi tutto questo. La vita me lo ha semplicemente donato.
E adesso io mi chiedo: adesso che sei al termine di questo percorso di studio matto e disperatissimo, adesso che stai per chiudere questa lunghissima parentesi da studente, adesso che stai finalmente per raggiungere l'obiettivo che hai guardato da lontano per tutti questi anni...ha senso pensare che tutto sia nelle mani di questo evento? Conosco la risposta, è dentro di me epperò stavolta NON è sbajata.
La vita -stando a quanto ho appreso finora- è fatta sì di impegno, di sogni e di fatica nel fare quanto è in tuo potere perché questi si realizzino, ma è soprattutto fatta di occasioni.
Un gioco di carte: puoi impegnarti, essere bravo quanto vuoi...ma se la carta non gira non hai possibilità di vincere.
Ma io gioco, gioco sempre, così l'occhio si affina, la mente si velocizza, il cuore si abitua agli scherzi del destino...e mi ritroverò pronta a vedere l'occasione e a coglierla al volo. Forse.
SE arriva.

lunedì 13 giugno 2011

To vote or not to vote (that is the question)


Votare o non votare, il grande dilemma: esercitare un diritto o ottemperare a un dovere? Entrambe.
Esercitare un diritto, certamente. Il voto è un diritto del cittadino, e in quanto tale il cittadino medesimo può decidere se esercitarlo oppure no.
Ottemperare a un dovere: verso sé stessi, in quanto esseri pensanti che hanno un'opinione sulle cose e dei valori e ci tengono a non essere messi da parte, e verso chi ha combattuto e sacrificato tutto perché noi oggi potessimo votare.
Personalmente, quando sono andata a mettere una X accanto al nome di qualcuno sulla scheda elettorale, a volte mi sono sentita schifata e demotivata, non avrei voluto metterla accanto a nessun nome quella benedetta X. Però poi tutte le volte ho pensato che posso ancora scegliere, e che peggio sarebbe non avere scelta, non avere voce, così ho deciso poi sempre - a volte turandomi il naso - di non uccidere la democrazia per fame (si nutre del contributo di tutti i cittadini ed è allergica al capo che decide per tutti), di concederle i limiti che presenta come ogni impresa umana.
Per cui in me prevale sicuramente il senso del dovere verso il voto, più che il senso di "proprietà": "il diritto di voto è mio e ne faccio quello che voglio", in me, viene sempre schiacchiato da "il voto è la mia voce, e io non so, non posso, non voglio, stare zitta". Non sopporterei l'idea di non aver detto la mia...ma questo è della duchessa in tutte le cose della vita e non so quanto sia un buon esempio...a volte il silenzio è d'oro (ma non in queste cose, credo).
Sono stata cresciuta con spirito critico e per natura non amo guardare l'aspetto esteriore delle cose, la mia indole e il mio istinto mi portano sempre a guardare dietro, nel backstage, a leggere tra le righe, ad analizzare la sostanza dietro la forma, l'intenzione dietro il comportamento, l'obiettivo dietro l'azione, l'occhio del fotografo dietro la macchina fotografica. Sono fatta così. Sono un tipo incazzoso, niente mi passa sotto il naso e i miei studenti detestano il fatto che quasi sempre riesca a prevedere la mossa che stanno per fare per farsi suggerire o per copiare a un compito, o il fatto che anche quando sono di spalle vedo e sento tutto. Sono puntigliosa, a me non la si fa, è meglio non mettersi a discutere con me su questioni di linguistica o di politica  (o di religione...) perché divento una insopportabile pignola che si arrabatta per far vedere le cose come le vede lei, perché l'interlocutore guardi la sostanza dietro la forma e a lasci perdere i discorsi vuoti e gli slogan e l'aria fritta per parlare solo della verità. D'altra parte, vado a calzetta con le persone che come me inseguono solo la verità, ne sanno pagare il prezzo, e fondamentalmente sarebbero un tantinello puntigliose anche loro, come me. Non sono fatta per la gente docile, io.
E questa volta, questa volta qui, non ci sono risvolti della medaglia, questa volta non è possibile parlare di un diritto a voto. Stavolta votare è un dovere perché più che mai le questioni oggetto di referendum riguarderanno la vita quotidiana di ciascuno di noi. E sulla vita quotidiana, sui diritti essenziali, non puoi non avere un'idea. O è sì, o è no.
Non puoi dire "non vado a votare": non puoi dire che su chi deve gestire l'acqua che esce dal tuo rubinetto con cui ti lavi, lavi i tuoi figli o i tuoi genitori allettati, innaffi le piante, cucini la pasta, non hai un'idea, non puoi dire che non ti interessa sapere dove e come e da chi e a che prezzo viene erogata l'energia che ti permette di avere il frigorifero e il forno e la luce della notte in camera del tuo bambino. Non puoi non avere un'opinione su che cosa dovrebbe succedere alle persone che TI rappresentano ai massimi livelli, che creano le leggi A NOME TUO - perché è così, gente: anche se ti fanno schifo i Ministri della Rupubblica ti rappresentano, parlano a nome tuo, anche quando dicono cose che in cui non credi. Se credi nella democrazia è così, altrimenti ti meriti la dittatura, morbida o dura, non ce n'è - quando commettono un reato, se secondo te devono o meno comparire per forza e senza giustificazioni davanti al giudice (che anche lui amministra la legge IN NOME DEL POPOLO, cioè in nome tuo). Su queste cose, se non hai un'opinione, hai qualcosa che non va. Se non hai un'opinione su questioni che ti riguardano così da vicino, non hai una vita o non la sai gestire, o vuoi che te la gestisca qualcun altro, quale che sia il prezzo da pagare.
A quanto pare, di pecore come te, ce ne sono meno di quanto pensassimo.
A quanto pare, alla gente piace sempre meno sentirsi dire che è cretina, che la sua voce "è inutile", che farebbe meglio ad andarsene al mare perché la sua opinione non vale niente. E già, la gente è un tantinello permalosa, a quanto pare.
E quando si dice "quorum", questo si intende: perché la voce di tutti quelli che si sono espressi su queste questioni valga qualcosa, deve essere la voce di un bel coro che urla forte; il referendum non parla sottovoce, se ci sono troppo poche voci non si sentono; e quando si dice che per questo devono avere votato il "50% + 1" degli elettori non si intende l'1%, ma proprio 1, "uno", un voto singolo, un unico voto...potrebbe essere IL TUO.
1+1+1+1+1 non fa sempre 1.
Vai a votare, c'è ancora tempo fino alle 15 di oggi.

sabato 11 giugno 2011

Cavoli a merenda


Perché finalmente, sia presto o sia tardi, ho imparato a non farmi ferire da te.
Ormai lo so, l'ho capito, quello che pensi davvero dietro la facciata di sorrisi abbracci e sguardi dolci ingannatori, così non mi ferisci più davvero perché sono preparata. Lo so, lo posso prevedere, ormai, come interpreterai il mio comportamento, come vedrai e poi dipingerai i fatti della mia vita, e mi aspetto anche certe "uscite" che, puntuali, poi arrivano.
Tipo stavolta, che ne aspettavo una, l'avevo profetizzata, l'avevo annunciata a tutti quelli di cui mi fido sul serio, ed eccola qua si è materializzata.
E sai qual è il bello? Che non ti serbo neppure rancore, che non ti detesto nemmeno, non posso, non ci riesco. Il bello è che continuo a volerti sempre bene, ma a debita distanza. Il mio cuore è ormai lontano dal tuo.
Ho inseguito il tuo cuore per un tempo lunghissimo e pienissimo, prima di comprendere veramente che è irraggiungibile, protetto come lo tieni da ogni possibile sofferenza attraverso strati di diffidenza, di malignità, custodito dalla guardia implacabile del tuo giudizio che riesce sempre a fare in modo che quando qualcuno si avvicina troppo in profondità ai tuoi sentimenti veri, quando qualcuno riesce a intravedere la tua anima, il tuo cuore lo veda come un nemico da allontanare immediatamente. Ho combattuto stupidamente, caparbiamente, ciecamente, contro tutto questo, perché ti voglio bene come nessun altro, ma ammetto la sconfitta e seppellisco l'ascia di guerra. Mi sono rassegnata a una battaglia persa in partenza, non posso combattere perché non ho, non conosco, non padroneggio le tue armi. Il mio mondo è popolato di affetti trasparenti, di cose dette in faccia, di sentimenti vissuti a fior di pelle, di ferite scoperte, e soprattutto di persone autentiche capaci di vivere sé stesse guardandosi allo specchio dell'anima e faticando per amare sé stesse negli aspetti migliori come in quelli più torbidi, che non nascondono ai propri occhi e a quelli del prossimo ciò che sono davvero, nel bene e nel male. In un mondo così non può (e non deve) esserci spazio per l'intrigo, per la macchinazione, per il giudizio, per il calcolo, per i commenti velenosi.
Per tutte queste ragioni...ti voglio bene, sempre te ne vorrò...ma questo è il mio mondo e tu c'entri come i cavoli a merenda.

mercoledì 8 giugno 2011

Quindicimilatrecentotrentanove

...Non è tutto il corpus previsto, ok.
Ma è un mini-corpus coerente, e basta così.
Oggi è il gran giorno in cui ho terminato l'immissione.
Mi sembra si scorgere una luce, là, in fondo al tunnel...ma potrebbero anche essere i fari di un tir ;-)

Insalata di riso quasi "home made"

Oggi per la prima volta ho fatto una insalata di riso "a mano", senza cioè condimenti pronti o sottaceti. Me la sono inventata di sana pianta, prendendo spunto qua e là alla ricerca di una ricetta adatta anche per il piccolo Duca (che per la cronaca si è limitato a spiluccarla con scarso interesse...). Nonostante l'improvvisazione, sono abbastanza soddisfatta del risultato. Oggi poi, se tutto procede secondo i piani, sarà un gran giorno...


Ingredienti per una bella coppona
500 g di riso parboiled
4 carote piccole
2 zucchine piccole
2 coste di sedano
150 g circa di fagiolini
1 fetta spessa di prosciutto cotto
1 spicchio di caciotta di pecora
1 barattolo piccolo di mais
4 scatolette di tonno sott'olio da 80 g
1/2 barattolo di olive verdi snocciolate
1 barattoli di funghi champignon al naturale
1 limone (succo)
olio evo q.b.
sale & pepe q.b.

Preparazione:
Ieri sera ho tagliato le carote, le zucchine e le coste di sedano a dadini piccoli e ho sbollentato tutto insieme in abbondante acqua salata per qualche minuto; a parte ho lessato così anche i fagiolini e li ho tagliati a pezzetti (dopo cotti). Ho lasciato tutto a raffreddare fino a stamattina.
Stamattina ho lessato il riso, sempre in abbondante acqua salata, l'ho scolato bene e l'ho lasciato raffreddare per qualche minuto prima di spruzzarlo col succo di limone e lasciarlo raffreddare per bene. Una volta tiepido ho aggiunto le verdure a pezzetti, aggiustato di sale e pepe e condito con l'olio, e lasciato insaporire in frigo per un'oretta.
Ho aggiunto poi per ultimi il mais, il tonno, le olive, i funghi (se avessi avuto quelli sott'olio sarebbero stati perfetti), e il prosciutto cotto e il formaggio a dadini, e ho lasciato insaporire ancora, fuori dal frigo, fino all'ora di pranzo.

lunedì 6 giugno 2011

Torta salata agli asparagi

Ricettina del lunedì sera sclerotico e accaldato.
Fare la torta salata ha un effetto benefico sulla mia autostima, oggi decisamente sotto zero. Primo: faccio la brisee con le mie mani, e pasticciare fa sempre bene. Secondo: il ripieno è sempre improvvisato, e scoprirsi creativi è sempre una bella scoperta. Terzo: gli ingredienti sono regolarmente avanzi loro stessi o pensati per accompagnare degli avanzi, e non gettare il cibo mi fa sentire utile coerente corretta e illuminata.
Dunque.

Ingredienti
(per una torta salata di 26 cm di diametro)
per la brisee
200 g di farina 00
50 g di burro
50 g di burro salato
20 ml circa di acqua (misura MOLTO approssimativa)
per il ripieno
300 g circa di asparagi (un mazzetto)
100 g circa di scamorza affumicata
2 uova
sale & pepe q.b.
noce moscata a piacer
parmigiano grattugiato a piacer
200 ml circa di panna fresca / latte

Preparazione:
Faccio la brisee con qualche ora di anticipo per lasciarla riposare e rassodare in frigo fino all'ultimo momento: metto la farina a fontana sul piano di lavoro, nel mezzo il burro freddo di frigorifero a pezzettini, cerco di creare delle briciole di farina+burro con le dita molto velocemente per non far squagliare il burro, aggiungo un pochino di acqua molto fredda e comincio a impastare, in fretta, bagnandomi ogni tanto le mani con l'acqua fredda, finché il piano di lavoro non è pulito (ho assorbito tutta la farina) e l'impasto non si può raccogliere in una palla liscia liscia che avvolgo nella pellicola trasparente prima di metterla in frigo.
Un paio di ore prima di cena sbollento gli asparagi in acqua bollente salata dopo averli lavati bene e tagliati a pezzi eliminando la parte finale del gambo che è duretta, li scolo quando si tagliano con il lato della forchetta e li tengo da parte.
Accendo il forno a 180°, sopra e sotto.
Riprendo la brisee dal frigo e la stendo sottile (non troppo) col matterello, rivesto con essa un tegame che possa andare in forno (che sia uno stampo a cerchio apribile o una teglia di alluminio usa e getta o una pirofila è lo stesso) e bucherello il fondo con una forchetta prima di cospargerlo con gli asparagi a pezzi e con la scamorza a tocchettini (stasera così ma a volte la metto a fettine, a seconda di come mi gira).
Sguscio in una terrina le uova, le condisco con sale, pepe, parmigiano grattugiato e noce moscata e inizio a sbatterle con la frusta a mano; quando sono ben amalgamate e hanno preso un po' d'aria le allungo con la panna (se non ce l'ho la sostituisco con il latte, ma il risultato non è paragonabile). Verso questo liquido sul fondo della torta, livello ruotando lo stampo finché asparagi e scamorza non sono ben immersi, e inforno per una mezz'oretta scarsa con la ventilazione. La torta è pronta quando il ripieno si è rassodato e i bordi sono belli dorati; la lascio qualche minuto (non più di cinque!) in forno a riposare, e la taglio e servo quando è quasi fredda.
Il giorno dopo secondo me è ancora più buona.

Sgrunt

Sgrunt. Uff. Mumble mumble. Scrat Scrat. Sob Sigh. Sgrunt.
Signore e Signori, avete assistito alla sintesi delle sensazioni al minuto della duchessa.
Se desiderate una traduzione più dettagliata potete consultarla di seguito.
Sgrunt. Perché non sono una di quelle donne che riescono a fare tutto ciò che si mettono in testa? Uff. Io faccio, faccio e faccio, e non arrivo mai. Mumble mumble. Forse dovrei cambiare punto di vista, me lo dico sempre. Ma come? Scrat Scrat. Non ci riesco mannaggia la miseria, non ci riesco! Mi guardo intorno e mi sento sommersa da tutto ciò che dovrei (credo di dover?) fare. Sob Sigh. Mi sento stanca, impelagata, inconcludente, anche un po' acida devo dire. Sgrunt.
Sì, lo so, è solo il lunedì.

venerdì 3 giugno 2011

Amidgala

Che Madre Natura ha ideato un meccanismo in base al quale il dolore del parto si dimentica. Cioè, ricordi di aver sofferto, ma non ricordi il dolore in sé. Conservi il ricordo razionale, quello emotivo, quello ambientale, ma non quello fisico. Se così non fosse nessuno partorirebbe più di una volta, credo. In qualche modo la mente fa prevalere tutto il resto sul ricordo del dolore fisico, sicuramente per salvaguardare la specie.
Inoltre ti dà del tempo minimo per recuperare, qualche mese mentre allatti o cmq mentre il bimbo è piccolo piccolo e ti assorbe totalmente, un po' di mesi per decidere se vuoi riprovare, e poi ben nove mesi per vivere una lunga, lunghissima gestazione in cui il peso della pancia aumenta sempre più, le gambe si gonfiano insieme al resto del corpo, la stanchezza ti sopraffà e in men che non si dica sei arrivata al nono mese e faresti qualunque cosa per liberarti del fardello che ti separa dall'abbracciare tuo figlio, fi-nal-men-te.
Per tutte queste ragioni dovrebbe esserci una legge per cui le persone che sono state insieme in sala travaglio o in sala parto non dovrebbero incontrarsi mai più. Il meccanismo perfetto di Madre Natura funziona solo in assenza di testimoni. Non dovrebbe essere possibile passare una serata con chi ti ha visto in quel frangente, perché sentirà il bisogno di liberarsi di quelle immagini e di raccontarti per filo e per segno quanto hai sofferto, come ti contorcevi dal dolore, come gridavi "Fatemi il cesareo, vi prego". Così come è accaduto a me ieri sera, a me stolta che ho deciso - pochissimo previdentemente - di incontrare di nuovo la ragazza con cui ho partorito G, la quale ha dovuto assistere alle mie tre ore quando lei se ne è schioppate ben tredici con qualche complicazione e ha finito alla fine ben sette ore più tardi di me. La stessa che ha assistito (come tutto il reparto del resto) alla mia crisi di pianto per l'allattamento, preda degli ormoni e di me medesima. La testimone perfetta di tutta la mia fragilità in quella situazione.
E adesso, naturalmente, Amidgala scalpita ai margini della mia coscienza. Mi dice, la signorina, che è pronta, ai blocchi di partenza, che lei ha conservato ogni singolo aspetto e millimetro e nanosecondo di quella esperienza, e di non preoccuparmi: troverà certamente un odore come gancio per farmi ricordare tutto, al momento opportuno, quando sarò di nuovo così fragile e terrorizzata e starò entrando da sola in sala travaglio senza sapere quanto tempo ci starò e se andrà tutto bene e chi ci sarà e quale ostetrica e quale dottore e che ora sarà e G con chi starà ODDIOOOOOOOOOO.
Grazie, grazie infinite per la serata di ieri.

mercoledì 1 giugno 2011

Risotto al profumo di rosmarino

Ingredienti (per 2 persone)
riso  150 g circa
rosmarino  1 rametto
acqua  un pentolino
philadelphia  1 panetto
prosciutto crudo a fettine  50 g circa
brodo vegetale  1lt circa
cipolla  1/2 o 1 piccola
olio evo  q.b.

Preparazione:
Ho messo sul fuoco un pentolino d'acqua con dentro il rametto di rosmarino, ho portato a ebollizione, lasciato bollire un paio di minuti, poi ho spento e lasciato in infusione.
Ho messo poi nella pentola per il risotto un fondo di olio evo, l'ho fatto scaldare e vi ho tuffato dentro la cipolla tagliata finissima per farla imbiondire; ho saltato il riso in questo fondo di cottura e ho sfumato con un po' di acqua al rosmarino (dopo aver tolto il rametto e filtrato). Ho coperto di brodo, aggiunto un altro po' d'acqua al rosmarino e portato a cottura alternando brodo vegetale e acqua profumata.
Poco prima di spegnere ho mantecato con il philadelphia e lasciato riposare un po'. Prima di servire ho tagliato il prosciutto a listarelle e l'ho saltato in padella antiaderente senza altri grassi per renderlo croccante e metterlo su ciascun piatto di risotto a guarnizione.

Posto questa ricetta improvvisata oggi per la quale ho preso spunto da un po' di ricette sul web che ho leggermente modificato in base al nostro gusto, per la mia cara amica che vive di musica e spirito. Ti voglio bene!

Non ci vuole il dottor Freud


Non ci vuole il dottor Freud per spiegare che cosa significa se ho sognato di essere in una certa città, in mezzo a certi possibili colleghi o comunque almeno compagni di viaggio (già giunti a destinazione, loro, qualcuno ha anche proseguito oltre) coi quali ho un contatto pressoché quotidiano nonché virtuale ma verso i quali nutro una sorta di ammirazione mista a timore reverenziale, e a un certo punto compariva un unico Prof, IL Prof, il simbolo di ogni cosa, colui dal quale circa un anno fa in un contesto ufficiale benché amichevole ho ricevuto complimenti e incoraggiamento, da lui così parco nelle lodi e sagace nelle puntualizzazioni; ebbene Egli passava a salutare noi tutti riuniti e sorridenti per chissà quale occasione, e mi lasciava una dedica, su un volume, che recita più o meno così: "Riuscirà certamente a ottenere ottimi risultati con le sue capacità, se continuerà a studiare"...
...Che avrà voluto dire???

martedì 31 maggio 2011

Carbonara vegetariana

Ingredienti (per 4 persone):
8 zucchine lunghe medie
1 spicchio d'aglio
olio evo q.b.
4 uova (2 intere, 2 solo tuorlo)
formaggio grattugiato a piacere
sale & pepe q.b.
pasta secca a scelta (noi di solito spaghetti o vermicelli)

Preparazione:
Metto su l'acqua per lessare la pasta. Mentre questa si scalda, taglio a rondelle sottili le zucchine e le faccio rosolare in padella con un po' d'olio in cui ho lasciato dorare lo spicchio d'aglio, aggiustando di sale e pepe. Quando calo la pasta, sguscio le uova (2 intere + 2 soli tuorli) in una terrina, le condisco con sale, abbondante pepe e formaggio grattugiato e mescolo tutto bene con una frusta a mano o con una forchetta.
Verso poi la pasta scolata sulle uova, mescolo bene perché sia ben condita, poi tuffo tutto nella padella con le zucchine fumanti e spengo immediatamente il fuoco. Continuo a mescolare energicamente perché le uova si cuociano un pochino, fino alla consistenza desiderata e facendo attenzione che il tutto con si asciughi troppo.
Servo con una spolverata di parmigiano grattugiato.

Ancora una ricetta lobotomizzante per raggiungere il pomeriggio rimanendo zen. Nel frattempo sono rimasti: una valigia da svuotare, il bagno da lavare, una lavastoviglie da riempire, i tappeti da tirar dentro, e un'altra lavatrice. Ce la posso fare...

lunedì 30 maggio 2011

Involtini di pollo & carciofi volgari


Ingredienti (per 3 persone)
Petto di pollo a fettine sottili 500 g circa
Prosciutto crudo 100 g scarsi
Pezzetti di pecorino romano
Olio evo
Cipolla
Birra 1/2 bottiglia piccola circa
Sottilette 4-5

Preparazione:
Stendo le fettine di pollo sul piano di lavoro, le ricopro con una fettina di prosciutto crudo e con qualche pezzetto di pecorino romano (ne abbiamo sempre da parte degli avanzi di quando lo grattugiamo), le arrotolo su sé stesse e le chiudo con un paio di stuzzicandenti.
Scaldo un po' d'olio in una padella, aggiungo la cipolla tagliata sottile sottile e la lascio imbiondire a fuoco medio; vi faccio rosolare dentro gli involtini, poi sfumo con la birra e lascio cuocere finchè il liquido non è quasi evaporato. A questo punto copro ciascun involtino con mezza sottiletta, spengo il fuoco, e lascio riposare, con il coperchio, per due o tre minuti prima di servire.

Stasera gli involtini saranno accompagnati da un contorno di carciofi volgari: semplicissimi cuori di carciofo saltati in padella con aglio e prezzemolo; li chiamo volgari perché uso quelli surgelati. Lo so, è un sacrilegio, ma quelli ho in casa e poi sono pratici e veloci da preparare, fattore fondamentale per la mia cucina in questo periodo.
Comunque.
Lascio scaldare un po' d'olio evo in padella, vi faccio imbiondire uno spicchio d'aglio che tolgo prima che scurisca, tuffo i cuori di carciofo ancora congelati e li lascio cuocere per un po'a tegame coperto. Quando si sono scongelati e sono ormai immersi in un po' di liquido condisco con sale e pepe e lascio andare fino a completa cottura, cioè più o meno fino a quando il liquido non è evaporato. A questo punto termino con una spolverata di prezzemolo tritato, spengo immediatamente il fuoco e trasferisco il contorno in un piatto da portata.

Questo è il menu della cenetta lobotomizzante ideata per stasera...che potrò cominciare a preparare non appena il Nonno Supremo avrà portato la spesa, e non prima di asciugare il pavimento (ovviamente lavato stamattina) che il piccolo Duca ha allagato rovesciando la ciotola d'acqua del cane dopo averci giocato e dopo aver gattonato con mani e ginocchia fradicie per tutta la casa...